Storia delle bombe di mafia: i prodromi della stagione stragista
di Team Turing: Tito Borsa e Simone Romanato
Supervisione di Tito Borsa
Prima puntata
Siamo alla fine del 1991. Come ribadito dalla sentenza di primo grado del processo Trattativa del 20 aprile 2018, in vista delle condanne in Cassazione del maxi-processo – che arriveranno il 30 gennaio 1992 – Totò Riina convoca una riunione della Commissione regionale e una della Commissione provinciale di Palermo di Cosa Nostra.
I due incontri hanno lo stesso scopo, spiegano i giudici del processo Trattativa: «Far recepire e ratificare a quegli organismi collegiali la sua volontà di sferrare un violento attacco allo Stato e ciò una volta acquisita, da parte dello stesso Riina, la consapevolezza che, contrariamente alle tante assicurazioni a più livelli manifestategli (…), il maxi-processo avrebbe avuto, infine, una conclusione infausta per l’associazione mafiosa da lui capeggiata».
A raccontare di questi incontri è il pentito Antonino Giuffrè, all’epoca capo del mandamento di Caccamo:
«Io ho partecipato alla riunione in Cosa Nostra del dicembre del ’91, se la memoria non mi inganna, dove appositamente c’è stata la famosa riunione della resa di conti tra Cosa Nostra e le persone ostili a Cosa Nostra, tra cui i politici da un lato e tra cui Salvo Lima e altri politici, e la resa dei conti nei confronti dei magistrati, quali Falcone e Borsellino. Questo è stato fatto in una famosa riunione del ’91, del dicembre del ’91. Tanto è vero che poi nel ’92 ci sarà l’uccisione di Lima e del dottore Borsellino, del dottore Falcone, eccetera, eccetera. Da tenere presente che nella lista dei politici vi erano… Non vi era solo Lima, ma vi erano i Salvo, che poi Ignazio Salvo è stato ucciso, Mannino, Vizzini, Andò e altri personaggi importanti nell’ambito politico, appositamente per il discorso che era partito politicamente della inaffidabilità, ed ecco il discorso dell’87, quando c’è stato il cambiamento di rotta, venivano… Erano stati considerati inaffidabili questi politici».
Il piano di Cosa Nostra è chiaro. Da una parte la vendetta per le sentenze del maxi-processo, dall’altra la volontà di evitare il reiterarsi di quella situazione. I presenti, tra cui i fratelli Graviano – al tempo boss di Brancaccio e protagonisti della futura stagione stragista – e Raffaele Ganci, nel racconto di Giuffrè quando Riina finisce il discorso tacciono: «Diciamo che è stato commentato con l’assoluto silenzio, non c’è stato nessun commento. Già di per se stesso, come io ho detto in altre circostanze, è stata una riunione glaciale, di ghiaccio. Diciamo che non c’è stato… Si sentivano le mosche che volavano, non c’è stato nessun commento da parte di nessuno».
Continua…
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