Storie di Nessuno – a cura di Luca Pegoraro
Storie di Nessuno non è un’antologia come le altre. Non soltanto perché rappresenta l’inizio di Jeet Write Do, l’avventura editoriale con al timone Luca Pegoraro, un amico e un bravo professionista, che ho avuto il piacere d’intervistare qualche tempo fa. Non perché contiene alcune piccole perle della narrativa breve e nemmeno perché io stesso ho avuto il piacere di partecipare con uno dei migliori racconti che abbia mai scritto, Flusso.
Storie di Nessuno si distingue perché è una raccolta adatta. Al contesto in cui è stata concepita, ovvero il codazzo della crisi pandemica, allo stato d’animo delle persone cui si rivolge, provate dopo la silenziosa la prova di resistenza nervosa e spirituale che è stata il lockdown, ma anche e soprattutto alla centralità dell’elemento cardine: il Nulla che bussa alla porta della percezione.
Quel Nulla esistenziale, cosmico, ineluttabile, con cui arriva prima o dopo il momento di misurarsi. Chi si ribella, chi lo accetta, chi soccombe e chi lo tramuta in nuova forza vitale. Venti storie di morte e di rinascita, venti velenose irruzioni del Nulla, venti sfaccettature differenti, a volte agli antipodi, che rivelano tutta la forza generatrice dell’umanità. Quella di cadere per trovare il modo di rialzarsi.
Il Nulla che stiamo affrontando è insito in noi, è un Nulla emotivo, un Nulla che sembra volerci allontanare uno dall’altro
Luca Pegoraro – Storie di Nessuno
Generi e ambientazioni letterarie del Nulla
Considerato che gli autori dei racconti sono per buona parte amatori e per la restante professionisti emergenti, leggere Storie di Nessuno è assai interessante per sondare come e dove s’indirizza la fantasia creativa spontanea, o, per meglio dire, quella meno contaminata dalle linee guida di uno stile di stesura ben delineato nel tempo da parte di un professionista. Allo stesso modo, la raccolta è indicativa di quali generi letterari e quali ambientazioni richiamano in modo più diretto la freddezza del Nulla nell’associazione collettiva.
Se alcuni autori hanno scelto la strada del realismo, presentando scorci della quotidianità mutilata del periodo pandemico, talvolta più accurati, altre più immaginifici per via dell’anelito di libertà che la reclusione forzata portava con sé, altri hanno preferito un setting intimista e metafisico.
Lo stesso mio racconto Flusso ha seguito questa strada, seppur utilizzando un ambiente allegorico per rappresentare per immagini il sentiero della psiche e dell’emotività del protagonista. Altri hanno invece preferito la via del flusso narrativo e riflessivo diretto, dal tono autobiografico, se non da parte dell’autore, almeno dell’Io narrante.
Chi ha invece preferito inquadrare il proprio confronto con il Nulla in un’ambientazione esterna all’Io, si è mosso principalmente su tre scenari: la guerra, sia quella attuale nel Medio Oriente sia quella Mondiale passata, il post apocalittico su impulso pandemico, con conseguente civiltà ridotta ai minimi termini e costretta a proteggersi da ignoti nemici microscopici, e la dimensione misteriosa e misterica rappresentata dal bosco.
I migliori racconti (secondo me)
Questa selezione è ovviamente estremamente personale. Sarebbe estremamente difficile tracciare uno schema d’analisi unitario dei tanti stili e delle tante idee di Storie di Nessuno, e ancora di più ricavarne una classifica basata su riferimenti certi. Faccio i complimenti a tutti coloro che hanno partecipato, perché nel complesso mi sono trovato di fronte a racconti ben scritti e ben concepiti, anche quando non mi esaltava l’idea di fondo o qualche elemento narrativo. Ecco, in ordine sparso ed escludendo Flusso, le mie Storie di Nessuno preferite:
Il sentiero del bosco – Erica Bonansea
Un testo fresco, scorrevole e originale, che mette in scena al meglio le suggestioni della quotidianità del lockdown e suggerisce che, forse, sarebbe stato tutto meno pesante se fossimo riusciti ad assumere la prospettiva pulita e innocente dei due giovanissimi protagonisti. Un racconto estremamente onesto nei confronti delle sue promesse narrative, il migliore del filone realistico, a mio avviso.
Maiali Selvatici – Michele Rampazzo
Post apocalittico del filone fallout dall’impostazione piuttosto classica, racconta l’esplorazione all’esterno di un agente della compagnia che guida i sopravvissuti a un agente tossico nell’aria e ne regola la vita nel sottosuolo. La narrazione, condotta per lo più per sensazioni e ragionamenti del protagonista, conduce a un fortissimo grado d’immersione nei suoi panni, salvo svoltare in senso distopico a un certo punto della sua parabola emotiva e decisionale.
Il viaggio – Alberto Busca
Miglior storia sul Nulla legato alla guerra, questo racconto ripercorre il tentativo di Ashraf, giovane medico afghano, di sfuggire al dilagare della disperazione nel suo Paese. Una cronaca di peripezie personali ed espedienti per sopravvivere, che s’incrocia a quella di tutti i fronti caldi del Medio Oriente, fino alla Libia e infine all’Italia. Un ritratto del Nulla e della lucida follia umana.
The big laugh – Valentina Lanfranchi
Filone intimista, il racconto non è altro che una serie di reminiscenze, epifanie e conclusioni di ragionamenti, scandita dal respiro della protagonista. Essa si interroga sulle relazioni intime, sul senso della vita, sulla condizione umana e sull’essenza del divino. Un lungo momento di catarsi accompagnato dalla brezza del Nulla.
Karl il postino – Dave Given
Un racconto semplicemente brillante, che si discosta in parte dai toni cupi e riflessivi dei compagni di Storie di Nessuno e approccia la tematica da una dimensione neutrale e a tratti umoristica. Il finale coglie perfettamente quel tipo di prospettiva e, anche grazie al riferimento a uno scioccante fatto di cronaca, assesta la mazzata del Nulla a un lettore fino a quel punto ignaro.
In definitiva, se i quattro racconti citati svettano sugli altri, tutta Storie di Nessuno vale la pena di essere letta, in quanto ottimo mezzo di confronto con il Nulla individuale e collettivo. Nonché per familiarizzare, e poi lasciarsi definitivamente alle spalle, le suggestioni di un tempo che ci ha segnato. Anche se, in termini di sensibilità letteraria, Storie di Nessuno dimostra che le peripezie del recente passato ci hanno reso più forti.
Classe 1993, volevo fare il giornalista ma non ho la lingua abbastanza svelta.
Mi arrabatto tra servire pietanze, scrivere e leggere romanzi, consumare bottiglie di vino, crisi esistenziali, riflessioni filosofiche di cui non frega niente a nessuno e criptovalute.
Amo il paradosso, dunque non posso essere più felice di stare al mondo.
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