Succede a tutti di perdere la propria vita, ma io cerco di riprendermela
Succede a tutti, almeno una volta, di perdere la propria vita.
Capita così, quasi per sbaglio. Non ci si accorge nemmeno, e poi, una mattina, tutto è crollato.
I sogni, le certezze, le amicizie, l’amore, la propria identità. Nulla sembra avere più senso. Nulla ha più sapore, non si sa nemmeno cosa mangiare, perché mangiare.
Che calore abbia un sorriso e che pesantezza abbia una lacrima. Ci si sente distaccati dal mondo e dal proprio tempo, come in un limbo ovattato, bianco e soffocante nella sua immensità fatta di nulla.
È una sensazione straziante, un dolore sopportato passivamente. Non capisci più niente, non ti interessa capire cosa non capisci.
È lì, che perdi la tua vita.
Ti scivola via dalle mani, ti sgorga fuori dalla bocca come il fumo dopo l’ultimo tiro di sigaretta. Quello vicino al filtro.
È qualcosa di strano: alcuni la chiamano crisi esistenziale, altri paranoia, depressione.
Poco senso. Tanta dispersione e spreco.
Io mi sentivo così, ancora adesso un po’, se devo essere sincera (io amo la sincerità).
Però ora mi guardo in giro e vedo la vita, ciò che potrebbe tranquillamente essere mia, ciò che ho già. Ciò che mi posso conquistare.
Ma è difficile.
Come una bambina che gioca con le bolle di sapone: la vita sono quelle sfere magiche voltanti, luccicanti e colorate che danzano in una sequenza cosmica gestita dalla casualità della bellezza. Semplicità.
Eppure io cerco di prendermela questa vita, occasione per occasione. Perché è mia questa vita. È mia mia mia.
Eppure tutto scoppia e scompare appena lo sfioro.
Non centra la foga iniziale, o la delicatezza con cui mi cimento dopo.
Niente da fare, la vita resta a svolazzarmi davanti agli occhi splendida e irraggiungibile.
Mi chiedo perché, mi torturo. Mi odio.
Ma la soluzione è molto semplice.
Io che mi sento un mostro che distrugge quelle meravigliose bolle di vita, invece di rimanere vestita e diversa, mi dovrei spogliare e, coperta di sapone, danzare con loro.
Solo così potrò toccare ogni emozione senza farla esplodere, fondermi, con la natura e ogni sfaccettatura della mia vita.
A quel punto, sarà davvero mia, ma non per possesso.
Perché nuda, la indosso.
E sono bellissima.
Felice.