Superlega: il dogma neoliberale applicato allo sport
Si sfalda il fronte dei separatisti del calcio, i quali volevano crearsi una competizione a parte, composta dalle squadre più ricche d’Europa. Dopo l’annuncio a sorpresa, di pochi giorni fa, della sottoscrizione di 12 club di un accordo per far parte di una lega chiusa, ove i proventi, grazie ai lauti finanziamenti del colosso finanziario JP Morgan, sarebbero stati divisi fra i club fondatori; le proteste veementi di molte tifoserie hanno contribuito al dietrofront di alcuni club, fra cui le sei inglesi (Tottenham, Chelsea, Arsenal, Liverpool, Manchester City e United), oltre alle italiane Inter e Milan.
Lo strappo dei club ribelli ha provocato la dura reazione della Fifa e del suo presidente Gianni Infantino minacciando pesanti sanzioni ai club. Il presidente della Uefa Aleksander Ceferin ha espresso tutto il suo disappunto: «Dove era il Manchester United prima che arrivasse Sir Alex Ferguson? E dove era la Juventus quindici anni fa? Per quanto ne so era in Serie B, Il calcio cambia, il calcio non appartiene a nessuno. O meglio, appartiene a tutti, perché il calcio fa parte del nostro patrimonio. Ci vuole rispetto per la storia, per le tradizioni e per tutti i club. Il calcio è dinamico e imprevedibile. Questo lo rende così bello. Noi abbiamo bisogno dell’Atalanta, del Celtic, dei Rangers, della Dinamo Zagabria e del Galatasaray. Abbiamo bisogno di questi club, perché le persone hanno bisogno di sapere che ognuno può sognare. Dobbiamo tenere il sogno vivo».
In un momento di difficoltà economica dovuta sia alla pandemia da Coronavirus ma anche alla cattiva gestione delle società di calcio, invece di pensare a un’opzione solidale ove i club più forti e solidi economicamente aiutavano i più deboli, si è preferito far prevalere gli interessi economici rispetto ai valori di inclusione, partecipazione e solidarietà che uno sport come il calcio ha sempre promosso.
L’annuncio della costruzione di una Superlega è perfettamente in linea con i dogmi dell’ideologia neoliberale dominante, in cui i soggetti più forti privatizzano i profitti, socializzando le perdite, aumentando le differenze di classe. Non sorprende a questo proposito che il massimo finanziatore della Superlega sia proprio JP Morgan, una delle maggiori banche d’affari, che grazie alla sua scarsa trasparenza, occultando i dati delle proprie analisi interne relativi al tasso di insolvenza dei mutui, contribuì maggiormente a innescar crisi finanziaria del 2008.
Il gioco del pallone ha sempre rappresentato un modo per unire i popoli di tutto il mondo, veicolando i valori di uguaglianza, fratellanza e solidarietà sociale. La soluzione, a un momento di difficoltà non solo del calcio, ma di tutte le attività produttive dovrebbe vertere su una maggiore solidarietà da parte di tutti, per rendere ogni cittadino, ogni tifoso, membro di una comunità sportiva che può veicolare i valori della fratellanza, della partecipazione leale, democratica, aperta ed inclusiva.