La gente è poco seria quando parla di sinistra e destra
Un ragazzo mi ringrazia di avergli consigliato Vittorini da leggere, mi chiede se posso suggerirgli altri libri, ma io gli faccio cenno di abbassare il tono della voce. È giovedì pomeriggio e io sto facendo il gioco del silenzio a fisioterapia. Se parlo troppo forte la mia voce scavalcherà il muro e il vecchio nell’altro box mi sentirà e vorrà per forza parlarmi, come se non parlasse già abbastanza, ad alta voce, da solo. È andato, completamente: il filtro fra i suoi pensieri e le sue parole è rotto e pensa cose senza senso. È convinto di sapere tutto e di aver sempre ragione, pensa che io sia una creatura fragile. L’altro giorno ho avuto la disgrazia di incontrarlo all’ascensore, mi ha fatto una testa così, dicendo cose che normalmente uno tiene per sé e sparando a zero sugli immigrati. Sai, se ne vedi uno uccidilo pure, tanto loro sono contenti di morire. Quando ha voluto sapere come mi chiamavo gli ho risposto «Maria». Mica spreco il mio bellissimo nome per gente del genere. Così giovedì ho semplicemente fatto finta di non esistere, ma non so se potrà funzionare a lungo. Devo comunicare al ragazzo altri libri interessanti, prima o poi mi toccherà cacciare fuori la lingua. Ve lo scrivo per due motivi: uno per sfogo, l’altro perché assolutamente nessuna università ti prepara a relazionarti con gente del genere. Per fortuna, alle cinque sono uscita dal mio isolamento per andare a sentire la presentazione di un libro: L’anima della Sinistra, un carteggio fra Berlinguer e il vescovo di Ivrea Bettazzi. Anzi, viceversa, il vescovo scrive e il segretario risponde, dopo 15 mesi, ovvero nell’Ottobre del 1977. È stato traumatico passare dai discorsi del vecchio a fisioterapia, a un dibattito di un così alto spessore. Il libretto in realtà è sottile sottile, a prima vista sembra un Libretto universitario, rosso e bianco, un interessante dialogo fra «il mondo cattolico» e quello comunista. Mi è tornato in mente Gaber: la gente è poco seria quando parla di sinistra e destra.
Impegnata tra libri e scacchi, in movimento tra Padova e Torino, sempre con una forte dose di sarcasmo.