Tav: la Caporetto dei Cinque Stelle
Un errore molto, molto grosso. Non tanto nel merito della questione quanto, per l’ennesima volta, l’aver parlato a sproposito in precedenza. Così la Tav si è rivelata per i Cinque Stelle una Caporetto interna, nonostante la pezza che ha provato a mettere Di Maio dopo l’annuncio di Conte dell’altra sera: la Tav, salvo colpi di scena veramente clamorosi, si farà.
Il Movimento, come ricorda Morra in un video perfetto diffuso dalla sua pagina facebook, è nato per ascoltare il territorio. Molti infatti hanno ricordato anche la condanna di Grillo per aver rotto i sigilli del cantiere, insieme a chi vuole difendere quel pezzo di montagna. È risaputo che, purtroppo o per fortuna (dipende dai punti di vista), le minoranze poche volte hanno portato a casa il risultato; sia con un referendum sul territorio sia tramite votazione in Parlamento, la maggioranza su questo tema non ci sarà né ora né mai.
Proprio per questo la narrazione sulle opere «da bloccare» andava bene quando si stava all’opposizione, mentre era al limite durante la campagna elettorale. L’esagerazione c’è stata dopo le elezioni e una volta al Governo, fino a inizio marzo, quindi non più di quattro mesi fa. Già dal 32,7% del risultato delle urne era chiarissimo che sarebbe stato impossibile bloccare l’opera della Tav, vista la composizione del Parlamento. Le dichiarazioni di Di Maio, invece, continuavano ad andare nel verso opposto: «Finché ci saremo noi al Governo, la Tav non si farà», diceva. Sarebbe stato più facile se il via libera del Parlamento non fosse stato dato, ma così era veramente impensabile. Ora non resta che urlare ai voltafaccia di Renzi e della Lega, in passato contrari all’opera, che gli elettori conoscono già e che il 4 marzo hanno riportato risultati modesti proprio per questa ambiguità: non è, quindi, un argomento valido.
C’è chi, come Alberto Airola, piemontese doc, non si rassegna ancora: afferma che, trattandosi di un trattato bilaterale tra Italia e Francia, un atto del Governo sarebbe sufficiente a bloccare l’iter, in quella che è sempre stata una decisione politica nonostante le innumerevoli analisi costi-benefici. Ciò andrebbe però contro la centralità del Parlamento, sempre predicata dal Movimento, che quest’anno già più volte è stata poco rispettata. Inoltre la decisione, a maggioranza 5 stelle più Conte, metterebbe a rischio il Governo come mai successo finora; Di Maio non correrebbe mai questo rischio, anche se qualcuno all’interno della formazione grillina potrebbe iniziare a pensarci.
Anche Massimo Bugani, esponente storico attivo a Bologna, critica le ultime novità, in particolare ciò che è uscito dal Cipe ieri. Tra le opere finanziate, insieme a quelle minori e utili, ne sono state sbloccate di imponenti: dal passante di Bologna alla Gronda di Genova, passando per la Tav Brescia-Padova e la Pedemonatana Veneta, quando nelle relative campagne elettorali per le comunali si era sostenuto il contrario. Le critiche riguardano principalmente i costi, l’impatto ambientale e le previsioni fallaci dei flussi di persone e merci. Ricordiamo, ad esempio, la Bre-Be-Mi che risulta tutt’ora deserta rispetto a quanto preventivato, con costi esorbitanti e fruizione minima.
Iniziare una ristrutturazione dell’organizzazione interna è un primo passo per riavvicinare la base a chi siede in Parlamento. Se le promesse, però, continueranno ad essere disattese sin dai piani alti, chi lavora sul territorio perderà la speranza (per molti è già successo, irreversibilmente) e il crollo continuerà ancora più verticale di quanto non sia già stato.
Nato a Padova il 15 giugno 1994.
Diplomato in ragioneria, attualmente iscritto alla triennale di Ingegneria dell’Energia nella mia città.
Sono una persona curiosa in molti i campi, dalle nuove tecnologie, in particolare quelle che riguardano l’ambiente, alla politica, passando per lo sport.