I «Tears of Blood» fra duro metal e morbido pop

A new way of life
Tears of Blood
Self/Artist Firts Digital – 2016

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Band alternative metal trevigiana, i «Tears of Blood» sono nati l’anno scorso grazie a Diego Cecchetto e Alessandro Billiato, il primo bassista e il secondo chitarrista entrambi anche cantanti, a cui si aggiungono alla chitarra Alexander Guarneri e alla batteria Francesco Truccolo. Questo è il loro primo disco, in cui trovano spazio anche citazioni all’Inferno di Dante: anche Caronte e il Cocito servono per trovare a new way of life, la cui ricerca è la ragion d’essere di questo album.
Spaziando dalle sonorità più aggressive del metal a parti vocali tipicamente pop-rock, i «Tears of Blood» riescono a produrre un disco schermata-2016-11-01-alle-13-40-51originale anche se non particolarmente vario: al di là della suggestiva introduzione, non si può dire che New way of life Legion presentino tante differenze a livello di arrangiamento. Quest’ultimo brano, che rappresenta la voglia di riscossa e la speranza come appiglio per riemergere grazie all’amicizia e alla condivisione, è un’ottima commistione delle due anime – pacifica e «violenta» – dei «Tears of Blood». Pubblicato il 14 ottobre scorso, «A new way of life» è stato anticipato dal singolo Drown, la rappresentazione di tutte le nostre paure, di quel momento in cui la fragile imbarcazione sulla quale viaggiamo viene rovesciata dalle circostanze che ci danneggiano. Il modo per sconfiggere le proprie paure, vincerle e controllarle, non risiede nell’intrepidezza ma nella reazione alle paure. 

Questo è il video di Drown e il protagonista è l’attore Dario Mascello, noto al grande pubblico per aver lavorato in «Faccia d’angelo», «il Commissario Rex» e in «Boris Giuliano – un poliziotto a Palermo».
Mascello nel video si trova sopraffatto dai propri demoni, a un passo dal perdere il contatto con la realtà. In questa situazione drammatica, coraggio e paure si mescolano e il protagonista trova la forza per rialzarsi e ricominciare.

«A new way of life» è senza dubbio un prodotto originale e ben riuscito. Ottima la registrazione e il mixaggio di Stefano Moro delle Officine Underground di Montebelluna (Treviso). L’unica pecca, e potrebbe davvero risultare mortale, è la poca differenza stilistica fra una canzone e l’altra; solo il tempo ci dirà se anche i «Tears of blood» potranno rialzarsi dopo questa occasione sfruttata solo a metà.

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