Televisione: il modello educativo delle origini
La RAI nacque ufficialmente il 3 gennaio 1954. In un’Italia uscita distrutta dalla seconda guerra mondiale, la comparsa del nuovo medium televisivo, che aveva visto uno sviluppo importante dagli anni ’30 in poi negli Stati Uniti, fece interrogare su che modello di televisione si dovesse proporre agli italiani. La politica italiana decise di accogliere il cosiddetto modello inglese di servizio pubblico.
Lo Stato, a differenza del modello privato delle grandi corporation USA, prese in mano il nuovo servizio televisivo interpretandolo come un bene pubblico. In questa decisione pesò sia il fatto di dover necessariamente guidare l’educazione popolare e sia il dover instradare il nuovo mezzo di comunicazione su una strada completamente democratica, considerando la precedente esperienza della Radio, della quale si servirono i regimi fascisti, nazisti e comunisti.
Sostanzialmente, il servizio televisivo venne equiparato alla distribuzione dell’acqua, in un modello sociale dove lo Stato era monopolista della tecnologia televisiva.
Il modello educativo delle origini fu il primo sperimentato in Italia e portò a una lunga discussione politica tra i comunisti, che volevano una RAI che proponesse un servizio qualitativamente colto, e i cattolici, che invece pensavano a un modello di televisione sulla falsariga del romanzo sceneggiato, che portasse nel nuovo strumento comunicativo i contenuti dei romanzi e li spiegasse facilmente offrendo delle conoscenze a un popolo che doveva riassorbire un tasso di analfabetismo eccessivo.
La RAI delle origini, dunque, si configurò come uno strumento pedagogico, che prese per mano il popolo e lo portò alla scoperta. Tra i due modelli contrastanti, arrivò dagli Stati Uniti un nuovo format televisivo: «Lascia perdere raddoppia», condotto da Mike Bongiorno.
Mentre i partiti politici continuavano a confrontarsi su che modello di televisione da far emergere, il nuovo format importato ebbe un grandissimo successo e fece il boom. Gli studiosi sono ormai concordi sul fatto che con la televisione di Mike si raggiunse la tanto attesa unificazione linguistica dell’Italia.
Tutto questo avvenne senza l’avvento del colore, sperimentato per la prima volta negli Stati Uniti già nel 1951, ma arrivato in Italia con grandissimo ritardo, solo il 1° febbraio del 1977. Tale ritardo fu dovuto alla decisione di La Malfa, che temeva che l’avvento del colore in Italia potesse scatenare delle tendenze eccessivamente consumistiche e, conseguentemente, inflazionistiche.
Del modello della televisione commerciale e della cosiddetta neotelevisione ci occuperemo prossimamente.
Simone, ventottenne sardo, ha vagato in giovanissima età per il Piemonte, per poi far ritorno nell’isola che lo richiamava. Ama scrivere su tematiche politiche ed economiche. Legge per limitare la sua ignoranza.