Terremoto: ora pensiamo a salvare i beni culturali
Sono 293 i beni culturali che il ministro Dario Franceschini ha dichiarato distrutti o gravemente danneggiati dal terremoto che ha colpito il centro Italia nella notte tra il 23 e il 24 agosto. L’entità di questi danni è stata giustamente posta in secondo piano nella fase iniziale dell’emergenza, quando tutte le energie erano focalizzate sul salvataggio di quante più vite possibili.
Nei giorni subito successivi al sisma, però, gli organi di competenza hanno prontamente dedicato una meticolosa attenzione al patrimonio culturale coinvolto. L’intervento del Mibact (Ministero dei Beni e delle Attività culturali e del turismo) è stato rinforzato dalla partecipazione dei Vigili del Fuoco del Nis (Nucleo interventi speciali), dei Carabinieri del Ntpc (Nucleo di tutela del patrimonio culturale), della Protezione Civile e dei restauratori dell’Istituto Superiore di conservazione e restauro di Roma.
Si è provveduto per prima cosa a un rilievo sui siti per verificarne le condizioni. L’attività di ricognizione è proseguita per alcuni giorni ed è stata condotta con impegno e pazienza, senza intralciare gli addetti al recupero di chi ancora era disperso sotto le macerie. Il primo settembre sono state messe in salvo alcune delle principali opere del danneggiato Museo Civico di Amatrice, paese tristemente simbolo del disastro. Fortunatamente, la maggior parte di esse non ha subito lesioni rilevanti. Il giorno 7, poi, ha visto la conclusione dei lavori di recupero delle opere nella semi-distrutta chiesa di Santa Maria della Misericordia ad Accumoli, altro paese gravemente colpito dal sisma. In questo momento, è la Scuola della Guardia Forestale di Cittaducale che funge da ricovero temporaneo per tutti questi piccoli componenti del nostro patrimonio culturale. In un’intervista, il capitano Michelange Stefàno, unica donna tra i Caschi blu per la cultura, ha dichiarato: «Saremo presenti in queste aree fino a cessata emergenza, fino a quando anche l’ultimo bene culturale non sarà recuperato».
Una volta terminata la fase di messa in sicurezza, si passerà alla catalogazione, alla conservazione e all’eventuale restauro dei beni che manifestano lesioni causate dal terremoto; la competenza passerà prevalentemente nelle mani del Ministero dei Beni culturali.
Oltre a particolari misure che – si spera – il governo adotterà presto, il ministro Franceschini ha nell’immediato iniziato a disporre una serie di iniziative di solidarietà da parte delle istituzioni culturali del resto d’Italia. Per esempio, gli incassi dei musei statali di domenica 28 agosto sono stati interamente devoluti per gli interventi sui beni coinvolti nel sisma.
«Il recupero del patrimonio culturale nelle aree colpite dal sisma è fondamentale per la ricostruzione delle comunità di quei territori», ha affermato Franceschini. Si tratta, infatti, di opere chiaramente di minore importanza rispetto ai tanti gioielli del nostro Paese ma aventi un fortissimo valore identitario. Ciascuna piccola comunità locale italiana ha il suo «ecomuseo» tramite cui è in grado di raccontare la storia dei propri abitanti, un passato unico nel suo genere: è questo il motivo per cui anche il più piccolo crocifisso ligneo merita un’attenzione speciale.
Laureata in Economia dei Beni Culturali all’Università Ca’ Foscari di Venezia, frequento la magistrale in Marketing e Mercati Globali all’Università di Milano-Bicocca. Innamorata della cultura, nel mio piccolo cerco di diffonderla il più possibile.