Testimonianza dall’Australia: «2000 euro al mese ai lavoratori che lo richiedono»
Susanna è arrivata per la prima volta in Australia ai tempi del liceo per un progetto di scambio culturale e da allora vi ha fatto ritorno più volte, l’ultima qualche mese fa, a 29 anni, con l’intenzione di provare a costruirsi un futuro oltreoceano. Con lei abbiamo cercato di capire come il Governo e i cittadini australiani stanno reagendo all’emergenza coronavirus.
In Europa è ormai chiaro che il coronavirus non conosce confini e la maggior parte dei Paesi, seppur con i propri tempi, ha adottate misure restrittive. Qual è la situazione in Australia? Quanta consapevolezza c’è della gravità della situazione?
La consapevolezza è molta, l’Italia in particolare è stata vista fin da subito come un punto di riferimento per le misure di contenimento da adottare. La possibilità che ci si trovasse a dover gestire un’emergenza con i numeri italiani ha spaventato tutti, gli australiani si sono responsabilizzati da soli, forse ancor prima che il governo imponesse restrizioni che, peraltro, sono state adottate dagli inizi di marzo in misura non diversa da quella proposta dall’Italia. Le scuole sono state chiuse, i servizi commerciali che non vendano beni di prima necessità anche e gli assembramenti vietati.
Gli effetti sembrano esserci stati. Le fonti ufficiali australiane riportano dati positivi e un calo significativo e costante dei contagi negli ultimi 10 giorni.
Senza dubbio, sono la conseguenza diretta dell’aver imposto forti restrizioni senza aspettare che il numero dei contagi aumentasse. È importante però ricordare che la densità della popolazione in Australia è molto bassa, fatta eccezione per le grandi città sulla costa, l’interno dell’isola conta davvero pochi abitanti. In un certo senso era prevedibile che il virus si sarebbe diffuso con un ritmo più lento rispetto a quello che è stato registrato in Europa o negli Stati Uniti.
In Australia, correggimi se sbaglio, numerosi sono coloro che lavorano con un contratto a tempo determinato o stagionalmente. Sono stati predisposti sussidi economici o misure di altro tipo per arginare gli effetti che il lockdown avrà su queste fasce della popolazioni in particolare e sull’economia in generale?
Non ti sbagli, in Australia i contratti cosiddetti casual sono tra i più diffusi e non solo tra i più giovani. Con il diffondersi del coronavirus molti sono rimasti senza lavoro, la maggior parte impiegati nei settori della ristorazione. Anche in questo caso però il governo ha agito in anticipo predisponendo un piano di sussidi economici valido dal 20 marzo fino al 27 settembre per piccoli-medi imprenditori e per i loro dipendenti. Prevede principalmente l’erogazione di 1500 AUD (pari a 1000 euro circa) ogni due settimane per i dipendenti delle imprese che ne facciano richiesta e la riduzione delle tasse per gli imprenditori stessi. Si tratta in entrambi i casi di aiuti non da poco che risulteranno probabilmente fondamentali per gestire un’eventuale crisi quando l’emergenza sarà rientrata.
L’Australia attira da sempre immigrati da diverse parti del mondo, tu sei una di questi. In quanto tale ti senti tutelata al pari di un cittadino australiano dalle misure predisposte dal governo e dal sistema sanitario?
In generale, il sistema sanitario australiano funziona molto bene, l’assistenza sanitaria è principalmente pubblica. In quanto cittadina italiana ho diritto alla stessa assistenza garantita agli australiani e lo stesso vale per cittadini di altri Paesi, come il Regno Unito o la Nuova Zelanda, che hanno stretto accordi con l’Australia in merito proprio alla copertura sanitaria. In questo senso mi sento davvero tranquilla e protetta.
Solo pochi mesi fa il territorio australiano era in fiamme, oggi si è tutti costretti in casa a causa del coronavirus. Quali sono i sentimenti diffusi tra la popolazione?
Sarò sincera, nonostante gli incendi e le inondazioni degli scorsi mesi, gli australiani sono rimasti positivi anche di fronte a questa nuova emergenza. Nessuno ha pensato che si trattasse di una qualche punizione né tantomeno ci sono state reazioni estreme. Il Governo ha messo in chiaro fin da subito che la convivenza forzata con il virus sarebbe durata almeno 6 mesi e che ci si sarebbe dovuti comportare di conseguenza. Per adesso, complici sia il numero contenuto dei contagi sia lo spirito tendenzialmente ottimista australiano, sembra che la popolazione non stia risentendo della situazione più di quanto sia naturale.
Studentessa universitaria di Sociologia e aspirante giornalista.
Mi cimento in articoli di attualità e cultura con un occhio di riguardo per le questioni sociali.