Torna Zadie Smith a raccontarci sogni e ingiustizie del nostro tempo
Swing time
Zadie Smith
Mondadori – 2017 – 22 euro
Sono così simili, ma quel sabato mattina 1982 si rivolgono appena la parola, tra loro regna l’indifferenza, anche se a unirle c’è qualcosa di simile a una forza invisibile. Inizia così Swing time, l’ultimo romanzo di Zadie Smith, scrittrice anglogiamaicana diventata famosa a 23 anni con Denti bianchi. Tracey e la narratrice di questa storia sono simili e diverse. Tracey ha riccioli seducenti raccolti con nastri di raso, minigonne e un sorriso vivace. Ha un talento luminoso per la danza. La narratrice ha intelligenza e un naso severo, una tendenza alla malinconia. Ha i piedi piatti ma un intuito anticipatore per la musica. Amiche, complici, rivali. Alla prima lezione di danza arrivano accompagnate dalle madri, che non potrebbero essere più opposte. Obesa, vestita di strass e marchi vistosi, chiassosa ed entusiasta del talento della figlia, quella di Tracey. L’altra così bella da non avere bisogno di trucco o gioielli, forse nemmeno di sua figlia, una femminista protesa verso il salto sociale nel mondo colto e radical chic. Malgrado le loro madri, l’amicizia tra le due ragazzine cresce, strettissima, alimentata da una competizione sotterranea.
Con Swing time Zadie Smith torna a raccontare l’amicizia tra adolescenti, assoluta ma al contempo precaria e inquieta, ambientando una storia nei sobborghi multiculturali, animata dall’attrazione perturbante per coloro che sono mossi da un talento e nascondono un segreto. La danza diventa lo stile narrativo stesso di Zadie Smith, che tiene il ritmo e racconta anche le ingiustizie sociali e i sogni della nostra epoca.
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