«Tradimento? Mettiamoci una pietra sopra», disse la pinguina
«Cause the boy with the cold hard cash is always Mr. Right», cantava Madonna nel video di Material girl del 1985, ma l’immagine del partner facoltoso non attira solo noi umani. Certo la ricchezza, nel resto del regno animale, si misura in modo diverso: nel caso dei pinguini dipende dalle pietre che conservano nelle loro tane, come sostengono Hunter e Danis Lloydn dell’università di Otago. Questi uccelli, con forti abitudini sociali, formano quelle che per noi sono delle coppie monogame a tutti gli effetti: crescono insieme i piccoli, condividono il cibo e convivono nello stesso nido.
Suona molto romantico come quadretto, sullo sfondo dei ghiacci iridescenti del Polo Sud, ma proprio nel momento in cui la famiglia si allarga con la nascita dei piccoli sopraggiunge di frequente il problema «finanziario». Per proteggere le uova occorre costruire un riparo sicuro, e l’unico materiale reperibile nei dintorni sono pezzi di roccia. Il compito di trovarne spetterebbe al maschio, ma la femmina del pinguino conosce un sistema più efficace rispetto alla mera ricerca.
Gli esemplari con una tana ben fornita di pietre sono infatti più che disposti a condividere la propria ricchezza… sotto il richiamo degli ormoni. Il risultato è che le femmine hanno sviluppato l’abitudine di concedersi a un partner più «ricco» in cambio del prezioso materiale. Certo, non tutte sono infedeli fino in fondo; durante il periodo di monitoraggio uno studioso ha accertato che in alcuni casi la femmina si limita a un rituale di corteggiamento, per poi rubare una pietra senza completare l’accoppiamento. Dovremmo concludere che i più abili cercatori di pietre siano i partiti più appetibili per le femmine di pinguini (e forse anche quelli con una compagna più fedele, n’est-ce pas?).
Esiste però anche un’ipotesi alternativa, considerando che la costruzione di un nido richiede all’incirca un centinaio di pietre e una femmina non ne porta mai via più di una o due alla volta, questo comportamento servirebbe perciò a testare dei candidati come nuovi partner. La «monogamia» dei pinguini infatti è limitata al periodo riproduttivo, mentre l’81% delle femmine sceglie un altro compagno alla stagione successiva.
Questo studio del 1998 è stato riproposto più volte dalla Bbc News con allusioni marcate al fatto che ciò che consideriamo il mestiere più antico del mondo potrebbe essere del tutto naturale. Ciò che rende unico il caso dei pinguini è che i rapporti di genere opportunistico avvengano nonostante la presenza di un partner fisso. Per mantenerci nella classe degli uccelli dovremmo invece elogiare i lontani cugini albatros: oltre a formare coppie stabili, effettuano gli accoppiamenti ogni due anni, per dedicarsi alla cura del pulcino. Non possiamo dire quale sia la strategia più vantaggiosa per una specie, considerato che le comunità si sono conservate in entrambi i casi. Più facile concludere che sia, come per noi, una questione di scelta.
Laureata in Biologia all’Università di Padova, mi occupo di didattica ambientale al WWF. Attualmente studio per la magistrale.