Travaglio a teatro per salvare la Costituzione
Sono due le cose principali che ti vengono insegnate per la prima volta quando a scuola inizi a trattare gli articoli giornalistici: che nella stesura è necessario rispondere alle cosiddette «5W» (What, Where, Who, When, Why) e che, se si vuole riuscire a fare un pezzo incisivo e utile, è necessario riportare tesi e antitesi in maniera approfondita con fatti e dati che avvalorino la propria argomentazione tentando di lasciare da parte il più possibile le opinioni personali.
L’ultimo spettacolo di Marco Travaglio «Perché no», con l’attrice Giorgia Salari, contiene tutto questo, anzi, si è dimostrato essere una rappresentazione che raffigura senza dubbio l’emblema del giornalismo nel vero senso della parola e si pone l’obiettivo di raccontare ai cittadini tutte le informazioni riguardanti il referendum sulla riforma costituzionale che porta la firma del ministro Maria Elena Boschi.
Il nuovo spettacolo del direttore del Fatto Quotidiano, oltre ad avere un ritmo sferzante e un copione che racchiude in sé sia le nozioni necessarie alla comprensione dei fatti sia quel modo satirico di raccontare le cose tipico del giornalista, riesce a unire in una sola serata informazione e divertimento.
Senza dubbio il punto forte di Travaglio sta nel saper snocciolare ed argomentare sapientemente, peraltro in modo molto approfondito, tutte le ragioni che avvalorano la tesi per cui è necessario votare «No», passando attraverso un processo di informazione nel quale il giornalista, grazie al contributo di Giorgia Salari che interpreta Maria Elena Boschi, illustra tutte le affermazioni del governo e dei personaggi che si battono per il «Sì» al referendum sfatandole una a una. Ma la cosa ancor più sorprendente di «Perché no» è che il giornalista torinese è stato in grado di mettere in scena un «dibattito» così approfondito che riesce a dare l’opportunità agli spettatori di potersi fare un’opinione.
Lo spettacolo di Marco Travaglio solleva dubbi e incertezze facendo nascere molte domande allo spettatore che forse si trova con molti più dilemmi da risolvere ma anche molti più strumenti grazie ai quali poter fare una scelta responsabile per una decisione che cambierà in ogni caso il destino dell’Italia.
Le prossime date:
23 settembre: NAPOLI – Teatro Augusteo
24 settembre: CERVINARA (AVELLINO) – Villa Casale
25 settembre: SULMONA – Cinema Teatro Pacifico
29 settembre: RIMINI – Teatro Novelli
30 settembre: LECCE – Teatro Politeama
2 ottobre: BOLZANO – Teatro Cristallo
Laureata all’Università di Padova Ingegneria Chimica e dei Materiali e laureata magistrale in Ingegneria Chimica (Susteinable Technologies and Biotechnologies for Energy and Materials) presso l’Almamater Studiorum Università di Bologna.
Scrivo per La Voce che Stecca dal 16 luglio 2015 e su queste pagine mi occupo di cultura, musica e sport, ma soprattutto di scienza, la mia passione.
Personalmente la riforma preferisco farmela spiegare da un costituzionalista (possibilmente da due, uno per il sì e l’altro per il no), e non da un narcisista come Travaglio coadiuvato da un’attrice… ho studiato giurisprudenza, mi ritengo una persona abbastanza seria, molto probabilmente voterò no alla riforma. Tuttavia quando sento Travaglio tirare fuori i soliti tre slogan (populisti) sull’immunità, la svolta autoritaria e i sindaci che poverini non possono svolgere due incarichi istituzionali, il tutto condito da espressioni tecnicissime come “bicameralismo cazzaro”, mi viene quasi da votare sì. Comunque vada, perderà la democrazia, perché non vincerà l’informazione ben fatta e la scelta ponderata, ma solo chi riuscirà ad intercettare più imbecilli a suon di slogan. In un Paese serio i dibattiti non si fanno con gli attori che impersonano la controparte: si fanno con la controparte. Ma Travaglio (l’abbiamo visto l’altra sera) la controparte in carne e ossa non è nemmeno capace di guardarla in faccia.