Un giorno su Tinder: nessuno mi ha risposto
Altro che feste, incontri casuali o altre cose vintage. Oggi l’amore corre sui binari di Tinder, app per smartphone a cui è semplicissimo accedere: la scarichi, crei un profilo, butti giù qualche riga di descrizione e inserisci qualche foto. Fatto questo, sei in gioco e devi giocare. Ti appariranno una serie di foto, spostandole a destra le promuovi, spostandole a sinistra le bocci. Se ci si piace a vicenda, si può chattare. Semplice, no?
Roma è una città grande, pensavo mentre mi iscrivevo, troverò un sacco di persone con cui chattare e farmi spiegare come funziona questo mondo. Ebbene, le cose sono andate molto diversamente da come mi aspettavo. Come potete vedere dall’eloquente immagine qui a fianco, ho avuto in un giorno più di qualche match (quando ci si piace a vicenda, insomma) e ho puntualmente scritto alla ragazza che aveva apprezzato il mio sguardo intelligente nella foto del profilo. Nessuna mi ha risposto.
Le cose a questo punto sono due: o queste ragazze mettono like a caso, oppure sono davvero tutte molto impegnate. Non benissimo come inizio. Per fortuna che mi ero iscritto solo per scrivere questo articolo, se no davvero avrebbero iniziato a salirmi dei seri problemi di autostima. Quando stavo per desistere e disinstallare la app, finalmente ho una risposta. È una ragazza di Milano che è per qualche giorno a Roma. Mi racconta che durante l’estate ha trascorso un periodo abbastanza lungo in Inghilterra e, utilizzando Tinder anche lì, ha potuto capire delle differenze «nazionali» tra gli utenti della app.
Mi incuriosisco e cerco di capirne di più. «È semplice da spiegare: a Londra si usa principalmente per scopare o almeno vedersi il prima possibile, qui ragazzi e ragazze parlano, parlano, parlano e poi forse ti degnano di un’uscita». E tu? «Io sono rimasta abbastanza sconvolta da entrambi gli atteggiamenti. Sono degli estremi, per così dire. Io a Londra lo usavo per fare nuove conoscenze e sono rimasta sorpresa da tutta questa intraprendenza. Ma qui è davvero una cosa tristissima. Ho 30 anni e a quanti miei coetanei dà ancora qualche emozione chattare per ore?». E quelli che non rispondono? «Succede spesso anche a me, non riesco a spiegarmelo. Se mi rispondessero glielo chiederei».
Ma che gente gira su Tinder, l’app che nel 2015 aveva raggiunto i 50 milioni di utenti? Abbiamo A. che mostra solo il suo naso, con piercing annesso, e la foto di quello che sembra un bar, chi invece decide di fare colpo con le proprie playlist musicali su Spotify, e chi usa la carta Instagram, mostrando profili pieni di fotografie semiprofessionali. L’età è molto varia: anche se è concentrata soprattutto nella fascia 20-35 anni, non è raro trovare anche qualche cinquantenne. Per quanto riguarda le ragazze, il target che ha studiato che scrive, spopolano le foto in costume da bagno, meglio se con scenari mozzafiato a fare da sfondo. Poi ci sono gli utenti «ghost», i senzafoto, che preferiscono tenersi l’avatar standard della app, anziché mostrarsi.
Ok, gioco finito. Disinstallo l’app, senza però quello snobismo che da sempre circonda il dating online. Non è triste, non è squallido. È solo un altro modo – più o meno fruttuoso, dobbiamo dirlo – per approcciarsi agli altri, per conoscere nuove persone. Qualsiasi giudizio di merito dovrebbe riguardare il modo con cui si utilizza Tinder, non il puro fatto di utilizzarlo. Facendo swipe, come si suol dire, abbiamo visto persone in carne e ossa, che mettono in mostra se stesse molto spesso anche a tutto tondo. Non sarà mai come un incontro fisico, ovviamente, ma per quello basta un match, sempre che l’altra persona decida di risponderti.
Giornalista professionista e fotografo. Ho pubblicato vari libri tra storia, inchiesta giornalistica e fotografia