Un importante strumento terapeutico: la musicoterapia
La musicoterapia riveste un ruolo speciale, per la sua accessibilità e per i significativi effetti positivi che è in grado di generare in termini di benessere psicofisico di chi ne fruisce. In questo delicato periodo in cui si è lontani dagli affetti, isolati e spaventati, la musica è in grado di rappresentare un sostegno, una piccola fiammella che accende la speranza ed evoca il ricordo di casa.
La musicoterapia è una disciplina che utilizza l’elemento sonoro-corporeo-musicale per creare una relazione tra terapeuta e paziente in un processo sistemico di intervento con finalità preventive, riabilitative e terapeutiche. Studi scientifici consigliano l’utilizzo dell’elemento sonoro-musicale nel contesto dell’assistenza infermieristica in area critica nella prassi assistenziale quotidiana, anche per il miglioramento delle prestazioni e della gestione dello stress degli operatori.
In questo tempo molto difficile, quindi, l’intervento musicoterapico può essere un valido aiuto sia per migliorare la qualità di vita degli ospiti sia per favorire il benessere degli operatori.
In particolare, la musicoterapia recettiva con il paziente allettato è uno strumento efficace di comunicazione non verbale, che favorisce la riduzione della sintomatologia dolorosa e degli stati d’ansia; permette di raggiungere obiettivi complessi in quanto stimola e favorisce la sintonizzazione affettiva con il mondo interiore dei pazienti grazie all’aione equilibratrice del suono. L’applicazione della musicoterapia come intervento sonoro-relazionale non si limita dunque al posizionamento di uno stereo con la giusta scelta musicale o sonora! Ogni paziente, infatti, ha un proprio vissuto sonoro, una propria storia che comprende suoni, rumori, canzoni da quando è nato fino ad oggi. È dunque compito dell’operatore/terapeuta effettuare un’accurata anamnesi sonora-musicale e ricercare brani e canti che possano generare un determinato stimolo, una modificazione, al fine di creare nell’utente uno stato di benessere.
L’esperienza realizzata presso la RSA di Olcenengo è stata dedicata proprio agli ospiti allettati. Hanno svolto la musicoterapia recettiva quattro giorni alla settimana, in camera per circa 35 minuti, effettuandola a metà mattina o a metà pomeriggio. Gli anziani coinvolti, dopo un trattamento di circa 4 settimane, appaiono più orientati, più sereni, richiedono nuovi stimoli, brani conosciuti. Alcuni elementi emergono dalla comunicazione non verbale, anche dagli ospiti più fragili; la mimica del volto appare più rilassata, spesso compaiono sorrisi e strette di mano, migliorando i tempi di attenzione e i contratti degli sguardi.
La musicoterapia recettiva, come accennato, è anche uno strumento efficace per la gestione dello stress dell’operatore. Hanno quindi sperimentato un po’ di musicoterapia, accompagnando il lavoro inizialmente con brani a richiesta, dalla musica classica per distendere la muscolatura e contenere lo stress a brani melodici per favorire la concentrazione, per poi arrivare a brani jazz, pop, per dare struttura ed equilibrio, migliorare il tono dell’umore e alimentare la coesione del gruppo e la comunicazione. Dopo due mesi hanno riscontrato effetti benefici quali una maggiore serenità e una maggiore coesione del gruppo.
Ora più che mai possiamo applicare questa metodologia per gli ospedali. Un reparto COVID 19 e una terapia sub intensiva sono attivi con i loro macchinari 24 ore su 24 ore: i rumori accompagnano i pazienti senza interruzioni, ma grazie alla musicoterapia è possibile rendere più accoglienti questi ambienti e offrire ai degenti un po’ di sollievo. Questo è l’obiettivo del progetto di filodiffusione realizzato per la prima volta in Italia al Policlinico San Marco di Zingonia, messo a punto grazie a un lavoro di squadra tra medici, amministrazione e due aziende (Ikea e la Spider Linee Vita).
Inizialmente la musica sarà portata nei reparti sub intensivi, poi nei relativi corridoi e successivamente anche nel pronto soccorso. Dopo il Policlinico San Marco, il progetto è stato esteso al Policlinico San Donato di Milano e interesserà anche il Policlinico di Ponte San Pietro, ospedale gemello del Policlinico San Marco sempre in provincia di Bergamo. Quest’ultima struttura accoglie al momento quasi 200 pazienti COVID-19 tra reparti di degenza, sub-intensivi e terapia intensiva. Successivamente anche il Policlinico Sant’Orsola di Bologna su unirà a questo progetto.
La musicoterapia, in conclusione, è un trattamento di grande rilevanza per il benessere psico-fisico del paziente, da applicare non solo negli ospedali ma anche in case di riposo per anziani e per persone con disabilità.