Un solo grande habitat: la Terra
«We are connected» era il titolo di un video di sensibilizzazione verso la natura e la sua tutela di qualche anno fa. Nasceva da un’idea molto semplice, il confronto narura-uomo: madri animali e umane che accudiscono i piccoli, uomini e bestie impotenti davanti a incendi o alluvioni, quando la nostra impotenza si fa sentire. Siamo tutti coinvolti, tutti collegati all’interno dell’ecosistema variegato che forma il nostro pianeta.
Per quanto si parli di nicchie ecologiche delle diverse specie, ossia l’area e i parametri chimico-fisici che caratterizzano l’habitat idoneo per un certo animale, ogni ambiente è soggetto a forze più grandi. Stiamo parlando dell’equilibrio climatico globale: a un approccio pragmatico, la Terra è davvero un’unica casa. Possiede un sistema idraulico efficiente, con le masse oceaniche che evaporando rimettono in circolo l’acqua che evapora e persino una rete di circolazione dell’acqua calda, grazie alle correnti. Il flusso della corrente del Golfo, per esempio, consente climi abitabili anche nell’Europa del Nord. Molto più efficienti di un ventilatore, gli alisei e i venti occidentali sono pronti a smuovere le masse d’aria, rifornita di ossigeno dai polmoni verdi, le foreste principali del pianeta. Non manca neppure un condizionatore, a voler essere pignoli: Artide, Antartide e i ghiacciai interni formano nel loro insieme il sistema di raffreddamento che attenua il riscaldamento della superficie operato dal sole. Il ghiaccio infatti, al contrario di suolo e masse d’acqua che tendono ad assorbire il calore, riflette i raggi solari, e quindi non trattiene la loro energia termica. Chiunque se ne può accorgere dal fastidio che provoca agli occhi stare in prossimità della neve quando il cielo è limpido. D’estate, ovviamente, il loro scioglimento riduce questo effetto. Il problema però inizia quando il ghiaccio che si riforma è minore di quello perso, come ormai si nota anche con una semplice osservazione diretta, in conseguenza dell’effetto serra. I ghiacciai dell’Antartide, oltretutto, risultano una spia interessante del peggioramento della qualità dell’aria che soprattutto dal 1960 ad oggi ha avuto un incremento notevole, inesorabile.
All’interno dei ghiacci cosiddetti perenni sono, infatti, immagazzinate delle bolle d’aria risalenti a diversi anni fa, che mostrano contenuto di diossido di carbonio decisamente più basse di quelle attuali. Dalle 300 ppm (parti per milione, in corrispettivo centimetri cubi di gas ogni metro cubo di aria) del 1960 si è passati alle 400 del 2015. Fin qui il dato dice poco, ma per essere più specifici, la quota di CO2 sopportabile in ambiente chiuso, e non esterno, è di 1000 ppm. A questo punto risulta facile pensare a che paradosso risulterebbe aprire una finestra per cambiare l’aria interna con altra più ossigenata… Che invece si avvicina sempre di più per concentrazione alla nostra soglia tollerabile. La Terra, seppure sia la nostra casa, finestre per attingere ossigeno non ne ha, può solo arrangiarsi. Se le diamo una mano, naturalmente.
Laureata in Biologia all’Università di Padova, mi occupo di didattica ambientale al WWF. Attualmente studio per la magistrale.