Usa, elezioni: uno a uno e palla al centro
Uno a uno e palla al centro. È questo il riassunto del voto di Mid-Term negli Usa, a due anni dall’elezione quasi inaspettata di Trump, nel novembre 2016. La cosiddetta onda blu tanto auspicata dai democratici è arrivata, ma solo in parte. Con lo strano sistema adottato, che vede nuove elezioni ogni due anni, la situazione politica americana continua ad appassionare anche l’Italia.
La partita si giocava e probabilmente si giocherà anche per i prossimi due anni sulla proposta alternativa che si è data la sinistra rispetto alla figura di Hillary Clinton, che rappresentava l’establishment. Così sono state candidate molte donne al ruolo di governatrici, ma anche molti giovani, americani nativi del Sudamerica e di diverse religioni. I Repubblicani, invece, hanno puntato molto sui volti noti nelle sfide dirette.
Dai primi risultati è chiaro che Repubblicani e Democratici si sono «spartiti» le due camere, tenendo comunque conto che per il Senato si rinnovava solo un terzo dei Senatori. È proprio qui che Trump vede aumentare i seggi a suo favore, con la vittoria più importante in Texas di Ted Cruz, ex candidato Repubblicano alla carica di Presidente, ai danni di Beto O’Rourke, schierato dai democratici come «Nuovo Kennedy». Alla Camera invece, come accennato prima, la situazione si è ribaltata, con i democratici che ora hanno 13 seggi di vantaggio. Non sono molti se guardiamo le elezioni, sempre Mid-Term, del 2010, in piena crisi economica, con Obama che si era trovato in svantaggio di ben 54 seggi; ciononostante, lo stesso Obama è stato riconfermato alla Casa Bianca due anni dopo, nel 2012. Rimane comunque un segnale degli elettori nei confronti di Trump. Simbolo di questa elezione sono la rifugiata musulmana Ilhan Omar, che si adopererà per essere «il peggior incubo di Trump» e il primo Governatore gay, eletto in Colorado, Jared Polis.
Lo schema del voto, per ora, rimane quello ormai consolidato anche in Italia: la sinistra vince nelle grandi città, non a caso per la carica di governatore di New York è stato riconfermato Andrew Cuomo per la terza volta consecutiva (governa dal 2011), mentre Trump e i Repubblicani raccolgono maggior consenso nelle aree periferiche delle città.
Resta da capire come si organizzeranno ora le due formazioni elettorali, che da sempre polarizzano il voto lasciando spazio pressoché nullo agli altri contendenti. Trump sembra un leader affermato, il ruolo di candidato alla Casa Bianca dovrebbe essere suo senza troppi dubbi. Se l’economia americana continuerà ad andare così a gonfie vele ha anche molte probabilità di essere rieletto. Se invece sorgerà qualche problema, anche a livello governativo, con la sinistra che si farà valere dopo aver conquistato la Camera, la situazione si può capovolgere: tanto dipenderà anche dal volto scelto dai Dem, che dovrà essere più credibile della ormai dimenticata Clinton. Oltre a proporsi come il nuovo che avanza dovranno portare un po’ di sostanza entrando di più nei problemi, visto che attualmente lo storytelling della sinistra a livello mondiale non sfonda.
Nato a Padova il 15 giugno 1994.
Diplomato in ragioneria, attualmente iscritto alla triennale di Ingegneria dell’Energia nella mia città.
Sono una persona curiosa in molti i campi, dalle nuove tecnologie, in particolare quelle che riguardano l’ambiente, alla politica, passando per lo sport.