Usare la paura per trovare il coraggio e vivere al massimo

Perché sì, (senza la paura) il coraggio è stupidità. Proprio come dicevano i nostri cari amici opossum ne L’Era Glaciale. I piccoli marsupiali dormivano al contrario e da questo veniva gran parte della loro teoria: vedere tutto in modo opposto. Questo ovviamente nel film. Anche se gli opossum sono ancora presenti ai giorni nostri, non si sa se nella realtà esista o sia mai esistita una specie che portasse avanti un ragionamento come quello di Crash ed Eddie. Fatto sta che i due simpatici personaggi de LEra Glaciale ci permettono per un attimo di capovolgere la visione del mondo, arrivando a sostenere che il coraggio sia stupidità, nonostante siano proprio loro a cacciarsi nei guai senza considerare molto il pericolo. Poco importa, perché ormai ci hanno fornito un suggerimento prezioso.

A pensarci, infatti, anche la paura ha origini molto antiche e se fa parte delle prime emozioni sviluppate da esseri umani e animali, un motivo c’è. Siamo circondati da pericoli di ogni genere, costantemente e farsi trovare impreparati, con la possibilità di usare solo l’istinto per cavarsela si è dimostrata una strategia perdente. Meglio sapere più o meno cosa si teme ed esservi preparati, almeno psicologicamente. Conoscendo il rischio di scontrarsi con animali feroci, l’uomo preistorico aveva iniziato a utilizzare il fuoco, che a sua volta aveva lui stesso scoperto scottare e bruciare, dedicandoci di conseguenza grande cura e attenzione, finanche devozione. Più tardi si cominciarono a costruire cinte murarie e nel Medioevo persino le abitazioni indossarono vesti protettive: si era arrivati a bastioni e castelli. Dopo pochi secoli ai forti e, poco dopo, ai carri armati. La storia e il presente sono pieni di esempi di misure precauzionali adottate nella speranza di potersi difendere o per sentirsi al sicuro.

È altrettanto vero che arrivare all’estremo non conduce da nessuna parte. Se, infatti, si decidesse di trascorrere le proprie giornate nel timore o nel terrore, ci si accorgerebbe di non poter nemmeno respirare per paura che accada qualcosa. Ecco che, finalmente, si introdurrebbe il coraggio, pronto a bilanciare la paura.
Quest’ultima dovrebbe servire soprattutto a conoscere i possibili pericoli, come detto finora: una sorta di consapevolezza fondamentale per la sopravvivenza. Da sola, però, non permetterebbe di vivere. Bisognerebbe, allora, aggiungere quell’elemento di pura e (almeno apparente) pazzia, ossia il coraggio. Con esso si possono affrontare le difficoltà senza farsi travolgere e tentare azioni che, già solo per averci provato e senza per forza riuscirci, possono dare grande soddisfazione. Si tratta di quel qualcosa che ha spinto l’uomo a toccare il fuoco e scoprire non solo quanto fosse ustionante, ma anche quale grande potere avesse, introducendo così una conoscenza fondamentale per l’evoluzione dell’intera specie umana. Il coraggio è stato, inoltre, ciò che ha condotto oltre i confini conosciuti avventurieri ed esploratori. Non erano cavalieri senza macchia e senza paura (quest’ultimi realmente esistiti?), né erano forniti di solo coraggio e probabilmente sapevano di andare incontro a molteplici pericoli, anche inaspettati; eppure partirono. Alcuni, se non molti, morirono nel tentativo, ma vengono ancora oggi ricordati per il loro contributo.

Insomma, ciò che ci rende umani e ci fa vivere, oltre a sopravvivere, è un mix di coraggio e paura, due opposti che non potrebbero esistere l’uno senza l’altro. Questa incredibile pozione ci permette di scalare montagne, attraversare cieli e oceani e anche votare per cose in cui crediamo, cose che potrebbero cambiare significativamente il nostro mondo. Questo ragionamento si chiude, infatti, con una scena dal film del 2012 Lincoln. Si può chiaramente vedere in essa qualcuno che, pur avendo paura, ha trovato il coraggio di esprimere la propria opinione.

Un’immagine che, forse, ci dovrebbe accompagnare più spesso.