Uscire dal Pd? Chiamino i carabinieri. L’intervista a Pierluigi Bersani

Incontriamo Pierluigi Bersani alla Casa del Popolo di Pontevigodarzere (Padova), dove ha partecipato ad un «pranzo popolare» con alcuni vertici del Pd veneto e con l’eurodeputato ed ex sindaco di Padova Flavio Zanonato. Bersani si dimostra ancora una volta un uomo molto concreto, forse troppo per un partito che tende sempre di più a sopravvalutare le esperienze. Da incorniciare la sua espressione quando siamo andati a chiedergli un’intervista: gli siamo piombati davanti a tavola come due pazzi: Tito, vestito con il cappotto nonostante il caldo infernale, teneva in braccio Cecilia che invece era piuttosto imbarazzata. Superato questo scoglio non certo insormontabile, la punta di diamante de La Voce che Stecca ha fatto un’intervista che è stata definita la migliore che l’ex segretario del Pd abbia mai ricevuto. Non siamo mai vanitosi, ma questa volta ce lo meritiamo.

Bersani

A cura di Cecilia Alfier e Tito G. Borsa

Cos’è successo quando, un anno e mezzo fa, le chiesero di formare il nuovo governo?
È chiaro che toccava a noi, che toccava al Pd. Io pensavo che si dovesse far partire il carro della legislatura su un programma chiedendo che il parlamento concedesse il via libera: mancavano una trentina di voti e pensavo che potessero venire dal parlamento. Questo perché non volevo fare un accordo con Berlusconi o con la destra, non perché io ce l’abbia in qualche modo con Berlusconi o con la destra ma perché credo che ognuno debba fare il proprio mestiere e che un paese abbia diritto ad avere 2 alternative. Riassumendo: non ho voluto fare il governo con la destra, non mi hanno dato il via libera neanche in modo provvisorio, può darsi che qualcuno adesso se ne penta, è andata così. Per me è comunque una soddisfazione perché per la prima volta il Pd è andato al governo, avremmo vinto pur di poco ma abbiamo vinto, possiamo dirlo adesso che con quel risultato ci abbiamo fatto 2 governi, che io sia o no presidente del consiglio è un fatto minore.

Secondo lei Renzi rappresenta veramente la sinistra del 2000?
Mah, se abbiamo un concetto un po’ largo di sinistra… [ride]

Lei ha detto «quando Renzi farà delle cose belle con il Pd io sarò in prima fila, se ti inventi altri marchi qualcuno potrebbe pensare che cambia anche il prodotto». Perché è ancora nelle fila del Partito Democratico?
È chiaro che questo marchio della Leopolda per un segretario del Pd senza una bandiera nel partito è una cosa che io non farei mai. Detto questo, il Pd è casa mia e ci vogliono i carabinieri per mandarmi via.

Lei pensa che l’Expo potrà essere utile per la nostra economia?
Sì, sono un po’ in ansia perché io l’ho visto in giro (Cina) e se funziona come funzionò in Cina ti arrivano milionate di persone e siamo in una realtà comunque molto intricata, molto urbanizzata e molto complessa. Però le adesioni sono molto larghe, mi pare si stia lavorando bene. Quindi io direi, incrociando le dita, l’Expo può essere un bell’aiuto per l’Italia. Chiaramente però non sarà quello a risolvere tutti i nostri problemi. Bisogna anche dare merito a chi allora pensò e organizzò questo evento.

Cosa ne pensa del Pd implicato in Mafia Capitale?
Adesso è troppo presto, per adesso mi pare che siano coinvolti alcuni consiglieri comunali del Pd e questo è senza dubbio sgradevole. Io sono più preoccupato perché una cosa del genere a Roma è uno spot negativo di proporzioni cosmiche che si diffonde in tutto il mondo. I turisti che vogliono venire a Roma si trovano il nome della città accostato al termine “mafia”. Poi mi dispiace molto che questa ruberia, questa melma sia venuta fuori intorno a quelle posizioni politiche che dovrebbero essere le più nobili, quelle verso i disagiati, gli sfollati, i nomadi. Fa male che fra centinaia e centinaia di operatori che per 4 soldi lavorano in situazioni molto difficili e che si vedono coinvolti in questa cosa senza saperne nulla e temo anche che sia a rischio il loro posto di lavoro. Mi piacerebbe che qualcuno mettesse i riflettori anche su questa cosa qua. Dove li mettiamo gli sfollati e gli immigrati? Potrebbe scattare una forma di egoismo sociale che sarebbe veramente gravissima.

Il suo braccio destro Zoggia oggi ha ricevuto un avviso di garanzia per lo scandalo del Mose a Venezia, come commenta questo fatto?
Braccio destro… è un mio uomo di fiducia. Sono molto dispiaciuto ovviamente ma credo che la magistratura faccia benissimo ad indagare ma io continuo a ritenere che le persone coinvolte saranno in grado di dimostrare la propria estraneità dai fatti. Sono sereno in questo senso.

L’ultima domanda: da dove vengono le sue proverbiali metafore? Gliele suggerisce Crozza?
Non sono mai mie perché il pensiero non ha un copywright: basta andare nei bar. Io non ho inventato mai nessuna metafora ma non posso dire che me l’abbia suggerita qualcuno. Io, stando insieme alla gente, le ho acquisite. La metafora è unicamente un concetto complicato che devi trasmettere in modo semplice, è una forma democratica di linguaggio. Per esempio se Calderoli mi dicesse che il federalismo che ha in mente lui porterebbe più investimenti al sud e al nord, meno tasse e più occupazione, io cosa dico? È il maiale tutto d’un prosciutto. Così la gente capisce. Ma non l’ho inventata io, l’ho sentita da qualche parte, se mi chiedi dove non saprei. Alcune me le ha tramandate mia nonna che era una bracciante che per esempio per dire che c’è una grande quantità di qualcosa diceva ce n’è tanta per fare l’orlo al Po. Sono metafore stupende che passano di generazione in generazione, è come il sasso levigato dalla corrente dell’acqua. Alla fine si arriva all’essenziale.