Utopici ideali
Settembre 2000.
191 capi di Stato e di Governo si riuniscono per stipulare quello che sarà definito il “Patto globale di impegno congiunto tra Paesi ricchi e Paesi poveri” all’interno della “Dichiarazione del Millennio delle Nazioni Unite”. Dopo tanta fatica, un barlume di speranza: il nuovo millennio alle porte e i capi di Stato hanno finalmente fatto loro l’idea che esistono Paesi ricchi e Paesi poveri, ma, affinché questo impegno sia più realizzabile, si ricorre alla stesura di “8 obiettivi del millennio”: obiettivi che si focalizzano sui principali problemi presenti nel cosiddetto Terzo Mondo. Ciò che rende quest’impresa ancora più clamorosa è la definizione di un tempo di scadenza entro il quale questi, apparentemente utopici, ideali dovranno essere resi reali: un numero, 2015. Un mobilitazione tale non si era mai vista, un’utopia che potrebbe diventare realtà.
Un sogno che ruota intorno ad otto punti:
1- Sradicare la povertà estrema e la fame.
2- Garantire la conclusione delle scuole elementari a tutti i bambini, ovunque essi vivano.
3- Promuovere l’uguaglianza fra i sessi.
4- Diminuire la mortalità infantile.
5- Migliorare la salute materna.
6- Combattere HIV/AIDS, malaria e altre malattie.
7- Assicurare la sostenibilità ambientale.
8- Sviluppare una collaborazione globale per lo sviluppo.
Detto ciò, ci si aspetterebbe un commento del tipo “ma ovviamente non sono stati rispettati”; in realtà, non è del tutto vero. Per un breve periodo sono state organizzate campagne di pubblicizzazione per coinvolgere ogni cittadino, per aiutare a ricordare a quei 191 capi di Stato l’impegno preso (come ad esempio la campagna Stand Up). I risultati ottenuti sono stati molteplici con l’aiuto non da poco della Comunità Europea. Sono stati costruiti ospedali, sono state edificate scuole, creato progetti. Qual è perciò il motivo del tono sarcastico di queste parole? Dal 2010, ben quattro anni fa, non si è avuto più traccia di nessun tentativo di miglioramenti in riferimento a questi obiettivi. Si è visto un notevole calo di interesse, per dare priorità a scandali e situazioni economiche di poco rilievo. Un esempio lampante è l’attentato dell’11 settembre 2001, che ha di fatto mutato l’ordine delle priorità, deviando sulla guerra al terrorismo molte delle risorse e delle attenzioni che erano state promesse alla lotta alla povertà e al sottosviluppo. La centralità delle Nazioni Unite e l’approccio multilaterale per la risoluzione dei problemi internazionali sono stati rimessi in discussione dagli atteggiamenti egoistici portati avanti da molti Stati. Portando quindi un notevole rallentamento del raggiungimento degli obiettivi per lo sviluppo. In breve, molti capi di Stato hanno anche capito che il, cosiddetto, Terzo Mondo esiste soltanto perché ne esiste un primo e un secondo e che, in quel primo e in quel secondo, vi sono anche loro. E ormai, chi è realmente disposto a spezzare un pezzo del proprio pane per donarlo a chi non può averne? E, soprattutto, perché pubblicizzare qualcosa che è notoriamente sconveniente per le grandi potenze? Col passare del tempo, gli 8 Obiettivi del Millennio sono stati dimenticati, accantonati; ma i grandi capi hanno firmato, hanno promesso: si sono impegnati.
Chi altro, se non i cittadini, può ricordare l’impegno preso?
Rendere consapevoli i cittadini che anche grazie a loro è possibile rendere reali utopici ideali: ogni essere umano ha diritto di avere una vita degna di essere vissuta, ogni essere umano ha il dovere di prendersi cura di ogni altro essere umano che non è in grado di farlo, l’essere umano NON può stabilire una gerarchia di mondi. Ricordarsi che non si è soli. Qui, però, non si parla di extraterrestri, si parla di popoli che vivono lo stesso mondo, che respirano la stessa aria, che hanno la stessa capacità di sognare di chiunque altro. Del mondo, non se ne occupa un “capo”, se ne prende cura ogni cittadino che ne viene ospitato.
Dalla Dichiarazione Universale dei Diritti Umani: “Tutti gli esseri umani nascono liberi ed eguali, in dignità e diritti. Essi sono dotati di ragione e di coscienza e devono agire gli uni verso gli altri in spirito di fratellanza”.
Federica Battaglia
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