Vacciniamoci contro l’influenza per non affaticare il SSN
Con la seconda ondata di contagi da Covid-19, l’opinione pubblica sta rivolgendo meno attenzione all’annuale arrivo del virus influenzale in Italia. Si è accennato a un allargamento dei soggetti che possono usufruire della vaccinazione gratuitamente, ma la necessità di aderire a questo tipo di prevenzione non è stata sufficientemente sottolineata. L’influenza può sembrare un’infezione banale, ma non lo è affatto, soprattutto per i più deboli. Per questo, particolarmente quest’anno, è fondamentale ridurre la pressione sugli ospedali causata da una malattia prevenibile.
Come viene spesso sottolineato, il Covid-19 non è certamente l’unica malattia ad affliggere e portare a morte l’uomo: è proprio per questo che gli ospedali hanno necessità di continuare a funzionare nel modo più normale possibile. Aumentare i posti in terapia intensiva o anche di degenza regolare significa inevitabilmente riconvertire altri reparti in unità dedicate al Covid: ciò equivale a negare le cure a pazienti che necessitano di assistenza per altri motivi, non così urgenti ma non per questo meno importanti. In questa situazione, si potrebbe pensare di creare invece settori in più ad hoc che si dedichino alla pandemia in corso senza prendere il posto dei regolari reparti attivi in tempi normali: sarebbe certamente la soluzione migliore e in parte si è cercato di precorrere questa via. Purtroppo, però, è praticabile fino a un certo punto: si possono creare tutti gli spazi possibili per i reparti e le terapie intensive, ma senza personale essi, ovviamente, non servono a nulla. E per formare un personale preparato adeguatamente non sono di certo sufficienti 3 mesi durante l’estate. Questo è il problema maggiore che stiamo affrontando: non abbiamo medici, infermieri, OSS e così via. Un medico, per essere specializzato ed esercitare senza supervisione, impiega in media 10 anni. Stiamo scontando le scelte fatte anni e anni fa, che hanno ridotto drasticamente il personale e questo, purtroppo, non può essere creato dal nulla in poche settimane.
In questa situazione, dunque, la scelta è aprire nuove terapie intensive e reparti dedicati togliendo necessariamente il personale da un’altra attività che stava svolgendo per curare altri pazienti. Ciò non è un fatto per nulla banale: quando si sente dire che sono stati aperti tot posti per pazienti Covid significa che altrettanti altri pazienti non hanno più un posto letto in ospedale. Niente più interventi in elezione. Niente più visite di controllo. Vogliamo davvero permettere la diffusione del virus influenzale che andrebbe inevitabilmente ad aumentare la necessità di ricoveri? È evidente che, con un vaccino antinfluenzale efficace e sicuro, è importantissimo somministrarlo su larga scala per impedire che il virus influenzale sia responsabile di un’ulteriore occupazione di posti letto, come succede ogni anno. Bisogna ridurre la quota di pazienti che necessitano di cure per l’influenza e che, avendo sintomi sovrapponibili al Covid, sovraccaricherebbero ulteriormente anche i laboratori di microbiologia che fanno i tamponi. Infatti, ogni persona che contrae l’influenza avrà necessità di escludere che si tratti di Covid: altra pressione evitabile su un sistema già affaticato.
Il vaccino antinfluenzale andava garantito gratuitamente a livello nazionale a tutta la popolazione che fosse disposta a farlo: invece, purtroppo, il pool di soggetti sani che possono usufruirne senza spese sono quelli dai 60 anni in su e i bambini tra i 6 mesi e i 6 anni. Esistono poi altre categorie: insegnanti, personale sanitario, conviventi di soggetti a rischio, donne in gravidanza, soggetti con malattie croniche e così via. È necessario che tutte queste persone se ne avvalgano e, allo stesso tempo, chi è fuori da tali categorie, se può permetterselo, dovrebbe fare questo piccolo investimento (dai 14 ai 25 euro) per la comunità intera e per tutti i pazienti Covid e non-Covid che necessitano di cure. È un problema prevenibile in modo facile e sicuro. Sarebbe un grave spreco non usare il vaccino che abbiamo a disposizione.
Sono una studentessa della facoltà di Medicina e Chirurgia di Torino.
Scrivo principalmente di argomenti scientifici, tentando di divulgare ciò che più mi appassiona.