Venezia: una mostra in cui la tecnologia spiega l’arte di Giotto
Giotto di Bondone (Vespignano, 1267 – Firenze, 1337), conosciuto semplicemente come Giotto, è probabilmente l’artista più importante degli albori del Rinascimento italiano. Allievo del Cimabue, è famoso in tutto il mondo in particolare per alcuni suoi capolavori, quali gli affreschi della Cappella degli Scrovegni a Padova, la basilica e il campanile di Santa Maria del Fiore a Firenze e la Madonna di Ognissanti. L’importanza di questo grande magister deriva non solo dalle sue opere in sé ma dallo stile, in grado di rivoluzionare il corso della Storia dell’Arte occidentale: abbandonati gli sfarzi dorati di derivazione bizantina, le opere di Giotto si mostrano in tutta la loro semplicità e naturalezza, grazie anche ai numerosi studi su tridimensionalità e prospettiva.
La vita e le opere di questo immenso artista sono raccontate alla Scuola Grande della Misericordia a Venezia, in una mostra che ha aperto al pubblico lo scorso giovedì 13 luglio e che proseguirà fino al 5 novembre. Si tratta di un’esposizione del tutto insolita: non ci sono opere, ma è un vero e proprio «spettacolo» con intento didattico e divulgativo, la cui realizzazione ha visto come protagonisti personaggi di spicco della cultura italiana. La regia è del direttore artistico Luca Mazzieri, la colonna sonora di Paolo Fresu e la voce narrante nientepopodimeno di Luca Zingaretti. A loro si è affiancato un comitato di esperti giotteschi, tra cui il curatore Alessandro Tomei e la specialista Serena Romano, che già nel 2015 ha realizzato una grande mostra sull’artista toscano al Palazzo Reale di Milano. Oltre a questi esperti, Mazzieri si è avvalso dell’aiuto di Giuliano Pisani, filologo classico, e di Cesare Barbieri, professore di astronomia all’Università di Padova, le cui conoscenze sono risultate indispensabili per lo sviluppo dell’ultima sezione della rassegna, dedicata alla cometa di Halley raffigurata da Giotto.
Ciò che contraddistingue questa esposizione – e che fa sentir meno la mancanza di opere fisiche – è il sapiente ricorso a strumenti moderni, tra cui video, luci ed espedienti scenografici che permettono un’analisi delle opere di Giotto che sarebbe impossibile per il grande pubblico osservare col solo ausilio di mezzi tradizionali. Le principali figurazioni del magister sono comunque visibili in scala 1:1 grazie al lavoro certosino di un team di architetti; a esse, inoltre, sono associati degli spezzoni di rari filmati d’epoca, tra cui l’arrivo di Vittorio Emanuele III alla mostra giottesca del 1937 a Firenze.
La mostra, intitolata appunto «Magister Giotto», è stata finanziata dalla società «Cose belle d’Italia», a cui sono già giunte richieste di replica in Europa, America e Asia. «Magister Canova» e «Magister Raffaello» sono gli altri due appuntamenti in programma, rispettivamente per il 2018 e il 2019. Questo tipo di progetti all’avanguardia è il frutto della collaborazione fra professionisti di diversi settori e di lunghi lavori preparatori dietro le quinte; lo scopo è quello di valorizzare il nostro patrimonio culturale tramite l’utilizzo delle nuove tecnologie che abbiamo a disposizione, dalle quali anche il mondo dell’arte può trarre vantaggio.
Laureata in Economia dei Beni Culturali all’Università Ca’ Foscari di Venezia, frequento la magistrale in Marketing e Mercati Globali all’Università di Milano-Bicocca. Innamorata della cultura, nel mio piccolo cerco di diffonderla il più possibile.