Vietare il fascismo uccide la nostra democrazia

Siamo nel 2016 e siamo in un paese democratico, questo è bene ricordarlo perché quanto segue fa tornare in mente anni e ordinamenti differenti.
«Il saluto romano non è reato se commemorativo», così titolava l’Ansa giovedì scorso, e il catenaccio: «Milano, assolti esponenti di Casapound. “Gesti rituali, non certa la diffusione dell’ideologia fascista”».

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Il mio commento, in parte volutamente provocatorio, «Speriamo che sia un buon inizio. Il diritto di essere fascisti deve essere garantito», ha scatenato una miriade di commenti quasi tutti negativi.
Se da una parte ci sono quelli che non hanno capito granché e che quindi mi accusano di essere fascista, che è una menzogna, dall’altra ho ricevuto commenti che parlano di «ideologia sbagliata», che dicono che «Il fascismo non è un’opinione, il fascismo è la negazione delle opinioni altrui»;.
Indro Montanelli diceva che l’errore è sempre di chi non viene capito, quindi faccio un mea culpa: forse sono stato un po’ troppo provocatorio e diretto, quindi cercherò qui di dare maggior estensione e chiarezza alle mie argomentazioni.
Il fascismo ha una storia di morte, è innegabile: mettere a confronto i pregi e i difetti del Ventennio è un esercizio che non ha senso. Benito Mussolini ci ha portati in una guerra di colonizzazione fuori tempo massimo, dentro un conflitto mondiale, si è alleato con un sanguinario criminale, ha istituito una società fondata sulla violenza, ha usato le armi chimiche in Etiopia, e questi non sono che pochi esempi.
Non intendo giustificare il fascismo, né intraprendere un discorso revisionista: conosco abbastanza la Storia per capire che sarebbero esercizi inutili. Il mio discorso era molto diverso: ribadivo il diritto di ogni pensiero a essere espresso, finché non sfocia in violenza.
Il fascismo dev’essere valutato per quello che è oggi, 71 anni dopo la morte del Duce e 73 anni dopo l’8 settembre. Di nostalgici pronti a rientrare in azione con violenza ce ne saranno, sarebbe sciocco negarlo, ma vanno fermati solo quando attentano alla libertà altrui.
Non me ne importa nulla se qualcuno fa il saluto fascista, va a ricordare Mussolini nell’anniversario della morte o altro. Se discuto con un fascista ribatto con forza a ogni sua argomentazione, ma come quando discuto con chiunque abbia idee diverse dalle mie.
Non si impedisce la violenza vietando alle persone di parlare, di esprimere la propria opinione nei modi che ritengono opportuni. Siamo uno Stato democratico e dobbiamo essere democratici con tutti. Se vietiamo un tipo di contraddittorio, non c’è motivo razionale per non vietarli tutti e questo è esattamente quello che il fascismo, come ogni totalitarismo, ha fatto.