La violenza
Presto si era presentata l’occasione per porre rimedio all’ingiustizia che avevo subito. Consisteva nel profittarsi di un momento di puntuale caos della giornata scolastica. Il mio aggressore era solito, in un cambio dell’ora, andare in bagno per fumare una sigaretta con fare trasgressivo. Era una sorta di rito che nessuno osava disturbare. Proprio per questo sapevo che non avrebbe avuto i suoi sgherri al seguito. Ce la saremmo visti faccia a faccia. Non avevo un piano particolare se non entrare in quel fetido bagno e dar sfogo alla rabbia accumulata dalla sera dell’aggressione. Ero poggiato con la schiena al muro, appena fuori la mia classe. Osservavo morbosamente i suoi movimenti fino a quando l’ho visto cercare qualcosa nelle sue tasche. La voglia di fumare stava prendendo il sopravvento. Quello per me è stato un segnale. Ho messo da parte il buonsenso e la coscienza pensando al mio sogno e ai miei soldi. Stava andando proprio in direzione del bagno e io ho accelerato il mio passo senza dare troppo nell’occhio. Non era difficile. Infatti, credo anche oggi che la stragrande maggioranza delle persone inceda nella propria quotidianità in una bolla che le rende impermeabili agli input provenienti dal mondo esterno. Come fossimo addormentati. Per questo sapevo che nessuno mi avrebbe notato e che non avrei incontrato alcun ostacolo. Fatta irruzione nel bagno non gli ho concesso nemmeno un istante per capire cosa stesse accadendo. Con violenza l’ho spintonato contro la parete, facendogli sbattere la testa. Afferrandolo per i capelli l’ho trascinato verso il water. Mentre tentava di liberarsi l’ho calciato non so quante volte sullo stomaco. Repressa la sua timida reazione e avvicinatogli defititivamente il naso al water gli ho intimato di ridarmi i soldi. Non era necessario chiederlo né fare altro. Era immobilizzato dalla paura e i soldi li ho ripresi da me. Inoltre, avevo ancora tanta adrenalina addosso tanto da tremare e ho pensato che sarebbe stato il momento giusto per accendere la mia prima sigaretta. Quindi, oltre ai soldi, ho agguantato il pacchetto di Camel dell’ormai ex bullo della scuola ancora steso a terra.
Non potevo restare a scuola e nemmeno in paese. Quanto accaduto nel bagno si sarebbe presto scoperto e avrei di nuovo visto allontarnarsi il mio sogno: Roma. Sono tornato, in classe, a prendere il mio zaino e di seguito senza esitazione mi sono diretto alla Stazione ferroviaria. Nulla più mi avrebbe fermato.