Lettere al direttore: la Voce e il Fatto come Montanelli e Biagi
Cari lettori, peccheremo di vanità però abbiamo ricevuto questa bellissima lettera da parte di un lettore e siamo così orgogliosi del nostro lavoro da non poter evitare di pubblicarla. Perdonateci
Con l’occasione precisiamo che non c’è alcun collegamento fra il nostro lavoro e quello (migliore e ovviamente più completo) del Fatto Quotidiano, se non una profonda stima nei confronti di chi ci lavora.
[dropcap]C[/dropcap]arissimo Direttore,
innanzitutto le scrivo per farle i complimenti: sono un quasi sessantenne abbastanza disincantato dalla politica ma, nonostante questo, riesco ancora a trovare avvincente la politica soltanto se a raccontarla siete voi della Voce o i vostri colleghi del Fatto. La cosa positiva è che il vostro lavoro, in quanto completamente diverso (cronaca e commento/approfondimento puro), esula da ogni tipo di concorrenza e anzi – a quanto mi è parso di leggere in qualche articolo – ci sono anche dei collegamenti ufficiosi fra voi e loro. Questo non può che rendermi ancora più felice.
Rileggendo questa breve lettera mi è saltato agli occhi l’accostamento che ho fatto qualche riga più su, fra Voce e Fatto: abbreviando così i vostri nomi sembra di accostare le creature di Montanelli e di Biagi, due grandi del giornalismo italiano ma completamente diversi. A me piace pensarvi così: liberi, severi e giusti, sempre con quell’ironia che rende il boccone meno amaro.
Un caro saluto
Mirko
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Bellissima mail e soprattutto meritatissima! Forse avete peccato un po’ di vanità però – a piccole dosi – va benissimo!