«Volume 8»: un album criticato e poi rivalutato
In occasione dei 17 anni dalla morte di Fabrizio De André (11 gennaio), considerato dalla maggioranza il più grande cantautore italiano di tutti i tempi, ogni settimana analizzeremo – senza pretesa di esaustività – i 13 album in studio dell’artista genovese: da Volume I ad Anime Salve, dal 1967 al 1996.
Con «Volume 8», uscito nel 1975, si rinsalda e si definisce meglio la collaborazione fra Fabrizio De André e Francesco De Gregori. Quest’ultimo è autore di Le storie di ieri, l’unico pezzo che Faber cantò senza esserne l’autore, ed è coautore di tutte le altre, a eccezione di Amico fragile e di Giugno ‘73, brani evidentemente autobiografici scritti dal solo cantautore genovese. «Amico fragile è forse la canzone più importante che abbia mai scritto, sicuramente quella che più mi appartiene. Perché le canzoni che scrivo mi appartengono solo in parte. Io mi rendo conto che quando sviluppo un’idea resta poca parte di me», spiegherà De André.
«Volume 8», pubblicato dalla Produttori Associati di Roberto Dané, è un album che, forse per i suoi contenuti criptici e quasi mai immediati, al momento dell’uscita fu molto criticato: si parlava, sulla scia di «Canzoni», pubblicato un anno prima, di un De André in crisi che aveva bisogno di De Gregori perché a corto di idee. Successivamente il disco è stato fortemente rivalutato.
La cattiva strada, Oceano, Nancy (tradotta molto fedelmente dal quasi omonimo pezzo di Cohen), Dolce Luna, Canzone per l’estate e tutte le altre peccano senza dubbio, in molti passaggi, di ermetismo, ma possono vantare senza dubbio un impianto musicale eccellente e testi fra la «sperimentazione» (come dirà De André anni dopo) e la tradizione.
Giornalista professionista e fotografo. Ho pubblicato vari libri tra storia, inchiesta giornalistica e fotografia