Volume I: l’esordio del giovane De André
Domani saranno 17 anni dalla morte di Fabrizio De André, considerato dai più il più grande cantautore italiano di tutti i tempi. Da oggi per le prossime 12 domeniche, analizzeremo – senza pretesa di esaustività – i 13 album in studio dell’artista genovese: da Volume I ad Anime Salve, dal 1967 al 1996.
Volume I è il primo Lp di De André: pubblicato nel 1967 al termine della collaborazione con la casa discografica Karim, raccoglie due canzoni tratte dal repertorio di Georges Brassens (Marcia Nuziale e La morte), una nuova versione di Carlo Martello (scritta a quattro mani con Paolo Villaggio) e 7 inediti di altissimo livello. Il ventisettenne De André, che solo poco tempo dopo approderà al concept album, pubblica alcuni brani che ancora oggi sono nella memoria degli italiani: Bocca di Rosa e Via del Campo. Ad aprire Volume I troviamo Preghiera in Gennaio, struggente elegia scritta di getto dopo la morte dell’amico e collega Luigi Tenco, suicidatosi al festival di Sanremo il 27 gennaio del ‘67. Il pubblico «capisce quasi immediatamente di essere di fronte a un nuovo linguaggio, realistico e lirico insieme, a un artista che in tutta la sua carriera privilegerà il rigore e l’onestà intellettuale» spiega Luigi Viva nel suo Non per un dio ma nemmeno per gioco. Vita di Fabrizio De André (Feltrinelli). È innegabile che tutto il disco risenta dell’inesperienza di De André: gli arrangiamenti e i testi di alcuni brani, La stagione del tuo amore e Spiritual, non sono all’altezza della produzione seguente del cantautore.
Uno dei temi principali del disco, che – ricordiamo – non è un concept album, è il rapporto con la religione, che si trova nella già citata Preghiera in Gennaio e in Si chiamava Gesù (brano che gode di molta meno popolarità di quella che meriterebbe): se nella prima canzone De André si abbandona alla tristezza e spera che per Tenco, seppur suicida, ci sia un posto in paradiso, in Si chiamava Gesù si ha una eccezionale valutazione del figlio di Dio dal punto di vista umano, che si ritroverà pochi anni dopo ne La buona novella. Da notare che furono proprio questi due pezzi, rispettivamente lato A e lato B, a essere pubblicati nel primo 45 giri di Volume I. Riportiamo alcuni versi di entrambe. Della prima: «Dio, fra le sue braccia/soffocherà il singhiozzo/di quelle labbra smorte/che all’odio e all’ignoranza/preferirono la morte»; e poi «Dio di misericordia/il tuo bel Paradiso/lo hai fatto soprattutto/per chi non ha sorriso/per quelli che han vissuto/con la coscienza pura/l’inferno esiste solo/per chi ne ha paura». Dalla seconda: «Non intendo cantare la gloria/né invocare la grazia e il perdono/di chi penso non fu altri che un uomo/come Dio passato alla storia/ma inumano è pur sempre l’amore/di chi rantola senza rancore/perdonando con l’ultima voce/chi lo uccide fra le braccia di una croce».
Giornalista professionista e fotografo. Ho pubblicato vari libri tra storia, inchiesta giornalistica e fotografia
Con la morte di Bowie nessuno si ricorderà di questo importante e triste anniversario. Lunga vita all’arte di Fabrizio De André e anche a quella del Duca Bianco!