Whatsapp e le altre: l’intervento Agcom
Nelle ultime settimane è circolata la notizia riguardo alla possibilità dell’introduzione di una tassa aggiuntiva per le aziende «Over-the-Top» (Ott), ovvero per quelle imprese che operano al di sopra della rete, spesso senza una solida infrastruttura, fornendo contenuti e servizi agli utilizzatori finali. Sono annoverate tra esse, per esempio, note app di messaggistica, come Whatsapp o Messenger. Tutto parte da una indagine conoscitiva condotta da Agcom, secondo la quale dette organizzazioni, pur usufruendo della rete internet fornita dalle società di telecomunicazioni come Tim, Vodafone o Tre, non ne condividono in alcun modo i costi; inoltre, alcune di esse, utilizzano anche i numeri cellulari dei clienti, anch’essi acquistati a caro prezzo dalle compagnie telefoniche.
In un mercato fondato sulla libera concorrenza è fondamentale un perfetto bilanciamento delle regole che lo vanno a regolare, con la consapevolezza che ogni burocrazia non necessaria, alzando i costi, diminuisce l’efficienza complessiva del sistema. Per questo l’idea avuta da Agcom sembra non funzionare. Infatti, anche se non risulta a priori del tutto assurda l’ipotesi di far pagare l’utilizzo della rete sia all’utilizzatore finale che alle società che attraverso essa forniscono servizi, ciò sarebbe se non altro una inutile complicazione. Le grosse aziende di messaggistica avrebbero, in tale processo, infatti un potere di contrattazione pressoché illimitato, in quanto ormai nessuna compagnia telefonica potrebbe oggi seriamente pensare di far perdere ai propri clienti grosse app come quelle citate, mentre si generebbe un grosso ostacolo di inserimento per le nuove realtà in questo campo, col risultato di un secco impoverimento del settore.
Per quanto riguarda le altre proposte mosse dalla Agcom sembra invece assolutamente fondata quella di obbligare le società Ott a uniformarsi alla normativa sulla privacy italiana, al pari di qualsiasi altra impresa che opera sul territorio. Meno sensata è invece l’ipotesi di obbligare tali realtà a dotarsi di un call center per gestire le eventuali lamentele: è giusto che siano le singole società a decidere se dotarsi o meno di servizi aggiuntivi di questo genere e saranno poi i clienti a premiare o meno differenti strategie.
Nel complesso, è sempre un fattore positivo quando si crea dibattito in modo costruttivo su temi come le nuove tecnologie e la loro regolamentazione, con la consapevolezza però che bisogna stare quanto mai accorti nell’atto di agire, per non distruggere i delicati equilibri che reggono uno dei più importanti settori per il futuro dell’economia del Paese.